| © Paolo Monaco 1999 e-mail: pmonaco@unipg.it All photos and diagrams are copyrighted. |
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| L'utilità dello studio delle tracce fossili in 3D (tre dimensioni, Fig.18): Poter studiare in tre dimensioni le tracce fossili permette di avere utili indicazioni sul registro stratigrafico, fornendo molti dati sul regime di sedimentazione, sulle caratteristiche del paleoambiente e sulle comunità fossili. Nella foto una sabbia estesamente bioturbata da Rhizocorallium vista da sopra integra, in sezione in prossimità della terminazione ad U e lateralmente.L'esemplare proviene da una rampa carbonatica del Giurassico inferiore delle Asturie (Spagna).
Sotto (Fig.19), tracce preservate sulla superficie inferiore dello strato dovute alla reptazione di trilobiti (Cruziana) assieme ad altre tracce incerte, Devonico delle Asturie (Oviedo). (Da osservazioni dell'autore). |
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| Fig.18 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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| Animali e sedimento (Fig.20): le strutture biologiche nel sedimento non sempre sono legate a dimora fissa (endobentos), ma spesso sono frutto di un comportamento casuale o indotto per necessità; nella foto le strutture prodotte nella sabbia sciolta, ricca d'acqua interstiziale, dopo un'intrusione occasionale (biodeformazione) nel sedimento ad opera di un polpo (Octopus vulgaris) in un acquario posto in mare a circa 4m di profondità; il polpo, subentrato al precedente occupante, prima lo ha catturato rovistando nella sabbia e poi se lo è mangiato (la vittima è un bivalve di cui si vedono i resti del guscio in superficie con la freccia), Grecia, da Bromley,96.
La metodologia di studio delle tracce fossili inizia con la paziente raccolta dei dati in affioramento: per poter effettuare lo studio occorrono affioramenti ben conservati ed accessibili, con la possibilità di visualizzare anche in tre dimensioni ogni singolo strato per constatare il grado di bioturbazione; è determinante poter definire l'ichnofabric, gli epi-, full-, iporilievi, le ichnoassociazioni, oltre alle caratteristiche litologico- sedimentarie dell'affioramento. |
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| Due modelli semplici per spiegare la formazione di tracce (Fig.21): a sinistra: un trilobite produce un solco nel fango, solco poi abbandonato e consolidato ed infine riempito da altro sedimento che, consolidando a sua volta, preserva la traccia; a destra: un dinosauro iguanodontide lascia orme, che si consolidano e vengono riempite. Modif. da Raffi & Serpagli,93. |
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| Controimpronte (iporilievo) ben preservate, Giurassico superiore, Asturie (Spagna) (Figg.22-23). Le tracce a sinistra in alto e in basso si originarono in seguito al passaggio di un grosso sauropode (qualcosa di analogo forse ad un apatosauro) su una piana fangosa tidale e si preservarono fino al riempimento ad opera della calcarenite che le ricoprì e poi si litificò. Notare le caratteristiche striature subverticali dovute allo sprofondamento dell'arto con le unghie dell'animale nel fango (Fig.23). Sono state rinvenute anche delle increscenze dovute probabilmente al risucchio del fango molle verso la superficie. Le facies contengono anche numerosi resti vegetali carboniosi che si intercalano a banchi sabbiosi testimonianze di antiche dune eoliche arrossate a stratificazioni incrociate e a festone (Foto dell'autore 1991). | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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| Il "commensalismo" (Fig.24): molteplici bioturbanti possono partecipare ad una singola bioturbazione: il "commensalismo" favorisce la creazione di un unico burrow da parte di due o più creatori di tracce simultaneamente; in genere quando un animale abbandona la traccia, subentra un altro anche del tutto diverso a proseguire l'opera. Un burrow riempito, ma abbandonato per un certo tempo, attrae i mangiatori di deposito in quanto contiene abbondante materia organica prodotta da una miriade di microbi. Il degrado ad opera dei batteri della materia organica nelle pareti o nel riempimento del burrow è un ambiente adatto alla chemiosimbiosi. In figura le pareti glauconizzate di una struttura spiralata di Gyrolithes davreuxi contiene un denso reticolo di Chondrites (Cretaceo, Belgio). Da Bromley,96. |
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| Un burrow aperto costituisce un rifugio per molti phyla a corpo molle (privi di scheletro = nacked) (Fig.25): Poter rimanere molto tempo all'interno del sedimento producendo burrows (attività endobentonica), permette a molti phyla di ridurre la calcitizzazione dello scheletro; per vivere interrati nel substrato non è necessario avere uno scheletro robusto. Un burrow aperto, qui il caso di un burrow di artropode, costituisce un microambiente eccezionalmente favorevole al transito e stazionamento di altri phyla privi di scheletro (animali a corpo molle). In queste condizioni il burrow, diversamente dal sedimento circostante, sfugge alla distruzione della diagenesi e si ha la preservazione della materia organica al suo interno anche in forma di piccole ossa di pesce o altro riciclato dagli scavatori (in questo caso un burrow di Thalassinoides suevicus riempito di ossa e scaglie di pesce, chalk del Cretaceo della Danimarca). Da Bromley,96 |
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| Le caratteristiche ambientali favorevoli (Fig.26): in certe condizioni favorevoli si creano nicchie dove ciascun phylum esplica la sua attività contemporaneamente; le favorevoli condizioni ambientali e diagenetiche permettono poi la conservazione delle tracce fossili in "iporilievo" o "rilievo intero". Un esempio caratteristico viene dalle calcareniti a stratificazione hummocky del Devonico delle Asturie, dove si hanno intersecazioni di più piste di Cruziana, le tracce più larghe, e burrows ramificati di Chondrites. In questi sedimenti, molto ossigenati e ricchi di sostanza organica, di ambienti costieri dominati da tempeste (o meglio mega-uragani: le HCS arrivano a lunghezze d'onda di 6m!) le tracce sono abbondantissime e ben conservate. Da osservazioni personali dell'autore 1991. | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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